martedì 2 aprile 2013

SUQ

Il suq dell'ex-Scalo Vanchiglia

L'ingresso è a lato del cimitero: si nota soltanto per il gran fermento, la gente che vi si dirige, residenti di Torino italiani e stranieri, moltissimi i marocchini, che sono tra i più convinti animatori di questo mercato informale trasformato in un mercato regolare domenicale, una sorta di mercato delle pulci dei poveri, che vive nonostante le polemiche, trasferito da dov'era nato con naturalezza a Porta Palazzo, la porta di Torino e di ogni commercio, relegato ora da parecchio tempo (un anno e mezzo?) qui in questa spianata abbandonata chiusa da recinti e muraglioni in zona cimitero, lungo corso Novara, ma pronto a trasferirsi di nuovo? Diventare itinerante? Per fortuna pare sia stato scongiurato il trasferimento in un enorme capannone industriale dismesso e malmesso, dove probabilmente ci sarebbe stato anche pericolo di materiali inquinanti e tossici... Almeno fino al 30 settembre sarà ancora qui, all'Ex Scalo Vanchiglia, frequentatissimo, vivace, un'immersione in un altro mondo. Persino in pieno fine settimana di Ferragosto, domenica 16 agosto, risulta affollato, di banchi più o meno improvvisati e di clienti, moltissimi gli italiani, i marocchini e altri stranieri torinesi, evidentemente non andati in ferie e qui per una passeggiata domenicale, magari con tutta la famiglia....


E' comunque una bella alternativa al Centro commerciale e questa domenica c'è anche l'aria consizionata!
All'entrata un piccolo tavolino di chi controlla il mercato, la cooperativa incaricata dal Comune di far pagare il costo per lo spazio: due simpatiche signore in atteggiamento disponibile e pare tutto scorra liscio, anche se qualcuno si lamenta di dover attendere il promeriggio per poter sbaraccare ed uscire col furgone parcheggiato all'interno. 
Menta fresca, carne alla brace, panini e bibite, persino il leben di latte di fattoria venduto già sul corso in bottiglie riciclate di plastica... 
Finalmente la spianata di merce, in alcuni casi ben ordinata con l'ausilio di tavoli e gazebo, in altri un po' improvvisata e buttata sul pavimento, su larghi teloni a rettangoli che invadono il vasto appezzamento, assolato. Qualche pozzanghera della pioggia venuta stanotte e ieri, ma si può camminare agevolmente tra le mille merci, per lo più recuperate dall'immondizzia:  chi sa trovare un tesoro lo può fare anche qui. C'è chi monta di buon mattino il suo banco e poi a metà mattinata lo vende per qualche decina di euro ad un ipotetico venditore ritardatario, che continui il mercato al posto suo. Perché nella vita ci si arrangia, anche così.
Si può trovare davvero di tutto e rifocillarsi con sapori maghrebini, passando un'ora diversa in città, ma sentendosi altrove, in un luogo che potrebbe essere ovunque, ma non qui, ed eppure è proprio nella tua città, a due passi da casa e ti fa sentire in uno dei tanti mercati di città lontanissime, in Turchia, India, Marocco... Il tuo viaggio di Ferragosto, senza spese di trasferimento è qui garantito e il fresco portato dalle piogge di mezza estate consentono di goderti la mattinata. 
Ovviamente a tanti fa schifo questo mercato dei 'mentecatti' e vorrebbero cancellarlo dall'immaginario torinese. Ci sono già riusciti relegandolo in questo spazio desolato e nascosto, ma non gli basta. I poveri non devono farsi notare: la cosiddetta crisi, che poi è una faccia dell'economia imperante, ci rende più poveri e il 'benpensante' prima di rendersi conto di quanto ormai lui stesso sia diventato povero, scaccia così il fantasma e cerca di liberarsi del marchio, inaccettabile, scacciando chi gli pare più povero. Vedremo come andrà avanti questa storia.
E nel frattempo chi saprà arrangiarsi, continuerà a farlo, negli spazi consentiti e altrove.








SUQ

Il mercato in arabo e marocchino è chiamato Suq. Si tiene in un terreno aperto sia in campagna che in città. Ogni giorno della settimana da qualche parte c'è mercato. Ad esempio: Suq l-tnine (lunedì) si tiene ogni lunedì. Suq l-arba ogni mercoledì è così via... Quindi il Suq è un mercato settimanale, ma ci sono anche Suq quotidiani.
Come Porta Palazzo, Torino, Marocco... 
Porta Palazzo, il mercato più grande 
" (...) Lascio il conte verde e le poche tracce medievali di piazza Quattro Marzo ed entro nell'elegante Qissaria Umberto I. E' un attimo, esco da Torino ed entro ora sì nel mondo arabo: Porta Palazzo, i suoi suq. Come nel centro di Casablanca, Derb Soltan forse? E' un brulicare di merci e genti, dove disinvolti e sfrenati i prodotti invadono gli spazi che l'ordine sabaudo non riesce più a controllare: mezzi che bloccano passaggi pedonali, cumuli di cassette e resti di verdura, odori intensi di caffè forte napoletano e menta fresca, formaggio e carne, tanta carne di tutti i tipi e in tutti i tagli, dall'odore intenso e un po' acre. Il pesce poi, con folate di puzza tale da far dimenticare il desiderio di una bella mangiata di naselli, orate, branzini o più semplici e pur buone sardine".

Said e suo figlio al loro banco frutta e verdura di Porta Palazzo

" Mutandine cinesi dappertutto e plastica, tantissima plastica che invade i suq di Casablanca come di Porta Pila. I sacchetti ecologici qui non sono ancora arrivati e non fai in tempo a tirar fuori la borsa di iuta che già ti vengono messi in mano vari sacchetti pieni di frutta e verdura due chili un euro. Così come nel deserto, in un mercato vivace e colorato dove i colori e gli odori sono più forti perché brillano di più e contrastano con l'assoluta mortifera luce solare, volano sacchetti anche qui, palloncini colorati mica tanto quando un improvviso vento spazza la piazza. Dopo tutto questo caos, sono allora montagne di rifiuti organici e non, mescolati come tante razze diverse, contro quell'insistente razzismo della raccolta differenziata che impera ovunque ma non qui, nel mondo arabo o calabro saudita di Porta Palàs o Bab al Qasr. E arrivano gli spazzini delle cooperative deputate alla pulizia costante dello spazio pubblico: armi in mano, roboanti didgeridoo a motore che spruzzano aria compressa contro tutto e tutti e spostano, con grande dispendio di energia e soprattutto assordante rumore, i resti dei cumuli immensi, dopo il passaggio della draga e del camion. Le scope arrivano anch'esse e sono agenti migliori, ma zittite dagli invasori che cantano assillanti come motorini imbizzarriti anche fino all'una di notte. Finalmente altre cooperative, queste però informali e più silenziose, provvedono al montaggio dei banchi del più grande, diciamolo ancora una volta e per sempre, mercato giornaliero all'aperto d'Europa. Un lavoro quotidiano immane, quasi quanto lo è il mercato stesso coi suoi variopinti e diversi suq.
L'inserimento lavorativo nel mercato avviene quasi sempre qui, nel facchinaggio. Così è stato per uno dei più conosciuti operatori marocchini del settore ortofrutta: Said è arrivato a Torino nel 1990 ed ha subito lavorato come facchino. All'apparenza potrebbe sembrare lui il temuto babau, con l'aria saracena rafforzata dal duro lavoro di tanti anni di mercato: c'è chi lo definisce amichevolmente un 'bandito' e certo non deve essere di dolce carattere chi si trovi a gestire un mondo complesso come quello di Porta Palazzo, tra ambulanti di tante nazionalità, difficoltà d'ogni sorta e facchini alla deriva. L'aspetto burbero nasconde però, come spesso capita, un carattere tranquillo e bonario... “Allora tra gli ambulanti c'era solo un egiziano, adesso siamo in maggioranza marocchini, il 60% dei 266 banchi di frutta e verdura sono gestiti da miei connazionali” (in cinque anni Said ha aperto il suo primo banco di frutta ed ora ne possiede due, dove insieme a lui lavora anche la moglie). Stessa nazionalità per la componente informale del mercato, montatori e facchini: “ci sono poi gruppi di marocchini, una sorta di lobby informale, che offrono agli ambulanti (senza possibilità di rifiuto) servizi di montaggio e smontaggio dei banchi, nonché di facchinaggio. Oggi questi 'operatori informali' insieme alla Commissione di Mercato, sono in trattativa con il Comune di Torino per formare una cooperativa”.
Trattativa purtroppo non andata ancora a buon fine: il settore rimane inesorabilmente informale. Pare comunque che il mercato, per la sua essenza stessa di luogo totale dello scambio, offra opportunità a tutti e garantisca spazio a chiunque, che sia regolare oppure no.
Dal facchinaggio l'immigrato inizia ad apprendere il mercato, le sue leggi, impara un mestiere e ben presto, se ha iniziativa, diventa collaboratore di un ambulante e magari nel corso degli anni lo sostituisce, affittando o comprando la sua attività. Così sta avvenendo e il processo di sostituzione, che negli anni Sessanta aveva visto arrivare nel mercato di Porta Palazzo al posto dei piemontesi tanti cittadini meridionali emigrati a Torino in quegli anni, vede ora l'affermarsi inesorabile degli stranieri: marocchini nel settore frutta e verdura, cinesi nelle calzature e nel vestiario, ma in quest'ultimo settore incalzati ancora dai marocchini... L'ostilità nei confronti dei cinesi è palese: “Il mercato va indietro, c'è troppa crisi... La crisi arriva dalla Cina, è tutto cinese”, insiste Said. Certamente Porta Palazzo, nata nel 1835 come principale mercato cittadino, in una zona limitrofa al centro, cui essa unì idealmente il Borgo Dora, nelle varie trasformazioni date dalle migrazioni successive, ora sembra volgere verso una specializzazione di mercato per gli stranieri, il più conveniente (“se non ci fosse Porta Palazzo però come si farebbe? Solo qui trovi tutto a buon prezzo”), ma anche quello meno allettante per gli operatori, che tendono a trasferirsi appena possibile in altri mercati più frequentati da italiani e comunque da clienti con un maggior potere d'acquisto. Oggi che il mestiere è reso ancora più difficile dalla perdurante crisi economica, che “c'è poca differenza tra prezzo di acquisto e di vendita”, questa situazione sta drammaticamente emergendo e lo si nota anche nella peggiore qualità delle merci: dove un tempo trovavi tutto, proprio tutte le qualità, ora si tende all'omologazione e all'appiattimento merceologico. Un destino tristemente segnato all'ombra della bella tettoia dell'orologio, edificata nel 1916, sulle cui pareti campeggia da qualche anno in tutte le lingue e di tutti i colori il motto “Amare le differenze”, riferendosi ovviamente al melting pot culturale più che a quello merceologico!
Il mercato formale si smonta ogni giorno per lasciar spazio pulito a parcheggi notturni che danno vita al Quadrilatero Romano. Ma questo avviene solo nella parte del vestiario, mentre il suq della frutta e della verdura è un organismo vivo giorno e notte: alle tre del mattino di sabato capita di trovarvi già alcuni commercianti che iniziano ad allestire il banco, mentre il lavoro duro di rimontaggio delle bancarelle sta volgendo al termine... Solo la domenica questo organismo complesso riposa e lascia il campo ad altro. Da qualche tempo il mercato informale, soprattutto grazie all'intraprendenza commerciale dei marocchini, s'è sovrapposto al mercato ufficiale. Non sono solo i banchi spontanei e improvvisati su cassette e cartoni, con mazzi di menta o pane arabo, che circondano quotidianamente il mercato per sparire ad ogni passaggio della polizia amministrativa... Domenica il grande quadrante sud-est della piazza è affollato come di sabato, ma i banchi non sono quelli belli e omogenei del mercato, quanto piuttosto tappeti e teli stesi in terra, qualche raro ombrellone: è l'informale mercato dell'usato, del rubato, del recuperato, formalizzato con la creazione di un'associazione, quasi un completamento del più consolidato e famoso Balòn. Sono migliaia di cellulari, batterie, computer, scarpe da lavoro, bigiotteria poco invitante, giocattoli, soprammobili orrendi, cd e dvd, vestiti di marca, tutto rigorosamente falso o 'taroccato', biciclette pitturate in fretta e furia... Tra tanti pasticci capita di veder spuntare persino una lavatrice o una motoretta. I venditori sono quasi tutti stranieri, in gran parte marocchini (c'è persino chi vende artigianato portato direttamente dal Marocco). Tra gli acquirenti ci sono tanti stranieri, ma pure italiani e ovviamente tantissimi marocchini che s'aggirano con lo sguardo attentissimo sui banchi del mercato, scrutando quale occasione possa celarsi tra tanta spazzatura. Un'alternativa alle passeggiate ad Auchan? Qui però niente aria condizionata...
Il mercato informale della domenica a Porta Palazzo
Dall'altra parte della piazza, per qualche anno nelle mattine domenicali estive, ha resistito una delle iniziative più interessanti di Torino, “In piazza s'impara”, con alcuni gazebo organizzati come classi volanti in cui venivano insegnate le lingue dei migranti, o l'italiano per gli stranieri. Ora questa iniziativa mostra la lingua a Porta Palazzo da piazza Crispi, poco più in là, ma già a Barriera di Milano: 'Fuori la lingua' ha cambiato nome, ma non vizio, restando un bel progetto, con qualche piccola novità rispetto a quello precedente, come l'area giochi e animazione per i bambini.
Molte sono state e sono tuttora le iniziative volte alla riqualificazione del quartiere, tante sono passate e passano attraverso l'agenzia di sviluppo locale, che qui si chiama The Gate. Così è capitato che anche Porta Palazzo e Borgo Dora siano state interessate almeno parzialmente da un fenomeno dal nome orripilante, gentrificazione (dobbiamo ringraziare la sociologa inglese Ruth Glass per aver coniato questo neologismo), così come più compiutamente lo stesso fenomeno si è verificato a San Salvario, il quartiere che ora vive una rinascita 'modaiola' e getta un'ombra inquietante sul precedente quartiere rifatto accanto a Porta Palazzo, il Quadrilatero Romano.
Si tratterebbe della sostituzione di classi sociali popolari di età media avanzata da parte di più giovani e dinamiche classi medio-alte o comunque con livelli di istruzione superiore. Immaginare Porta Palazzo rivestita di questo carattere radical chic non pare del tutto credibile. Il mercato marca lo spazio più d'ogni altro interlocutore territoriale. E' certo che ci sia stato un ripopolamento del quartiere, oltre che da parte degli stranieri, anche da 'amatori' o persone che ne hanno valutato la convenienza economica insieme al buon livello della qualità della vita, più che altro legato alla sua centralità e alla quantità dei servizi presenti. Le statistiche comunque segnalano qui ancora una leggera maggioranza di italiani, soprattutto anziani, contro l'altra metà molto più giovane, ma di nazionalità varie".

da Torino è Casablanca, capitolo II, Il Marocco a Torino.

PS: il mercato informale delle domeniche di Porta Palazzo è stato 'sfrattato' e trasferito d'imperio in zona cimitero monumentale, nell'ex Scalo Vanchiglia    
Perché.... perchè i poveri aumentano e danno fastidio e anche a Porta Palazzo vanno nascosti, rinchiusi, per tranquillizzare l'animo insicuro del cittadino medio, sempre pronto ad apprezzare l'omologazione piuttosto che la differenza. Tutto pulito oggi di domenica a Porta Palazzo? E tristemente vuoto.... 

Nessun commento:

Posta un commento