Il suq dell'ex-Scalo Vanchiglia



All'entrata un piccolo tavolino di chi controlla il mercato, la cooperativa incaricata dal Comune di far pagare il costo per lo spazio: due simpatiche signore in atteggiamento disponibile e pare tutto scorra liscio, anche se qualcuno si lamenta di dover attendere il promeriggio per poter sbaraccare ed uscire col furgone parcheggiato all'interno.
Menta fresca, carne alla brace, panini e bibite, persino il leben di latte di fattoria venduto già sul corso in bottiglie riciclate di plastica...
Finalmente la spianata di merce, in alcuni casi ben ordinata con l'ausilio di tavoli e gazebo, in altri un po' improvvisata e buttata sul pavimento, su larghi teloni a rettangoli che invadono il vasto appezzamento, assolato. Qualche pozzanghera della pioggia venuta stanotte e ieri, ma si può camminare agevolmente tra le mille merci, per lo più recuperate dall'immondizzia: chi sa trovare un tesoro lo può fare anche qui. C'è chi monta di buon mattino il suo banco e poi a metà mattinata lo vende per qualche decina di euro ad un ipotetico venditore ritardatario, che continui il mercato al posto suo. Perché nella vita ci si arrangia, anche così.

Ovviamente a tanti fa schifo questo mercato dei 'mentecatti' e vorrebbero cancellarlo dall'immaginario torinese. Ci sono già riusciti relegandolo in questo spazio desolato e nascosto, ma non gli basta. I poveri non devono farsi notare: la cosiddetta crisi, che poi è una faccia dell'economia imperante, ci rende più poveri e il 'benpensante' prima di rendersi conto di quanto ormai lui stesso sia diventato povero, scaccia così il fantasma e cerca di liberarsi del marchio, inaccettabile, scacciando chi gli pare più povero. Vedremo come andrà avanti questa storia.
E nel frattempo chi saprà arrangiarsi, continuerà a farlo, negli spazi consentiti e altrove.
SUQ
Il mercato in arabo e marocchino è chiamato Suq. Si tiene in un terreno aperto sia in campagna che in città. Ogni giorno della settimana da qualche parte c'è mercato. Ad esempio: Suq l-tnine (lunedì) si tiene ogni lunedì. Suq l-arba ogni mercoledì è così via... Quindi il Suq è un mercato settimanale, ma ci sono anche Suq quotidiani.
Come Porta Palazzo, Torino, Marocco...
Porta Palazzo, il mercato più grande
" (...) Lascio
il conte verde e le poche tracce medievali di piazza Quattro Marzo ed
entro nell'elegante Qissaria
Umberto I. E' un attimo, esco da Torino ed entro ora sì nel mondo
arabo: Porta Palazzo, i suoi suq.
Come nel centro di Casablanca, Derb Soltan forse? E' un brulicare di
merci e genti, dove disinvolti e sfrenati i prodotti invadono gli
spazi che l'ordine sabaudo non riesce più a controllare: mezzi che
bloccano passaggi pedonali, cumuli di cassette e resti di verdura,
odori intensi di caffè forte napoletano e menta fresca, formaggio e
carne, tanta carne di tutti i tipi e in tutti i tagli, dall'odore
intenso e un po' acre. Il pesce poi, con folate di puzza tale da far
dimenticare il desiderio di una bella mangiata di naselli, orate,
branzini o più semplici e pur buone sardine".
" Mutandine cinesi dappertutto e plastica, tantissima plastica che invade i suq di Casablanca come di Porta Pila. I sacchetti ecologici qui non sono ancora arrivati e non fai in tempo a tirar fuori la borsa di iuta che già ti vengono messi in mano vari sacchetti pieni di frutta e verdura due chili un euro. Così come nel deserto, in un mercato vivace e colorato dove i colori e gli odori sono più forti perché brillano di più e contrastano con l'assoluta mortifera luce solare, volano sacchetti anche qui, palloncini colorati mica tanto quando un improvviso vento spazza la piazza. Dopo tutto questo caos, sono allora montagne di rifiuti organici e non, mescolati come tante razze diverse, contro quell'insistente razzismo della raccolta differenziata che impera ovunque ma non qui, nel mondo arabo o calabro saudita di Porta Palàs o Bab al Qasr. E arrivano gli spazzini delle cooperative deputate alla pulizia costante dello spazio pubblico: armi in mano, roboanti didgeridoo a motore che spruzzano aria compressa contro tutto e tutti e spostano, con grande dispendio di energia e soprattutto assordante rumore, i resti dei cumuli immensi, dopo il passaggio della draga e del camion. Le scope arrivano anch'esse e sono agenti migliori, ma zittite dagli invasori che cantano assillanti come motorini imbizzarriti anche fino all'una di notte. Finalmente altre cooperative, queste però informali e più silenziose, provvedono al montaggio dei banchi del più grande, diciamolo ancora una volta e per sempre, mercato giornaliero all'aperto d'Europa. Un lavoro quotidiano immane, quasi quanto lo è il mercato stesso coi suoi variopinti e diversi suq.
da Torino è Casablanca, capitolo II, Il Marocco a Torino.Said e suo figlio al loro banco frutta e verdura di Porta Palazzo |
" Mutandine cinesi dappertutto e plastica, tantissima plastica che invade i suq di Casablanca come di Porta Pila. I sacchetti ecologici qui non sono ancora arrivati e non fai in tempo a tirar fuori la borsa di iuta che già ti vengono messi in mano vari sacchetti pieni di frutta e verdura due chili un euro. Così come nel deserto, in un mercato vivace e colorato dove i colori e gli odori sono più forti perché brillano di più e contrastano con l'assoluta mortifera luce solare, volano sacchetti anche qui, palloncini colorati mica tanto quando un improvviso vento spazza la piazza. Dopo tutto questo caos, sono allora montagne di rifiuti organici e non, mescolati come tante razze diverse, contro quell'insistente razzismo della raccolta differenziata che impera ovunque ma non qui, nel mondo arabo o calabro saudita di Porta Palàs o Bab al Qasr. E arrivano gli spazzini delle cooperative deputate alla pulizia costante dello spazio pubblico: armi in mano, roboanti didgeridoo a motore che spruzzano aria compressa contro tutto e tutti e spostano, con grande dispendio di energia e soprattutto assordante rumore, i resti dei cumuli immensi, dopo il passaggio della draga e del camion. Le scope arrivano anch'esse e sono agenti migliori, ma zittite dagli invasori che cantano assillanti come motorini imbizzarriti anche fino all'una di notte. Finalmente altre cooperative, queste però informali e più silenziose, provvedono al montaggio dei banchi del più grande, diciamolo ancora una volta e per sempre, mercato giornaliero all'aperto d'Europa. Un lavoro quotidiano immane, quasi quanto lo è il mercato stesso coi suoi variopinti e diversi suq.
L'inserimento
lavorativo nel mercato avviene quasi sempre qui, nel facchinaggio.
Così è stato per uno dei più conosciuti operatori marocchini del
settore ortofrutta: Said è arrivato a Torino nel 1990 ed ha subito
lavorato come facchino. All'apparenza potrebbe sembrare lui il temuto
babau,
con l'aria saracena rafforzata dal duro lavoro di tanti anni di
mercato: c'è chi lo definisce amichevolmente un 'bandito' e certo
non deve essere di dolce carattere chi si trovi a gestire un mondo
complesso come quello di Porta Palazzo, tra ambulanti di tante
nazionalità, difficoltà d'ogni sorta e facchini alla deriva.
L'aspetto burbero nasconde però, come spesso capita, un carattere
tranquillo e bonario... “Allora tra gli ambulanti c'era solo un
egiziano, adesso siamo in maggioranza marocchini, il 60% dei 266
banchi di frutta e verdura sono gestiti da miei connazionali” (in
cinque anni Said ha aperto il suo primo banco di frutta ed ora ne
possiede due, dove insieme a lui lavora anche la moglie). Stessa
nazionalità per la componente informale del mercato, montatori e
facchini: “ci sono poi gruppi di marocchini, una sorta di lobby
informale, che offrono agli ambulanti (senza possibilità di rifiuto)
servizi di montaggio e smontaggio dei banchi, nonché di
facchinaggio. Oggi questi 'operatori informali' insieme alla
Commissione di Mercato, sono in trattativa con il Comune di Torino
per formare una cooperativa”.
Trattativa purtroppo non andata ancora a buon fine: il
settore rimane inesorabilmente informale. Pare comunque che il
mercato, per la sua essenza stessa di luogo totale dello scambio,
offra opportunità a tutti e garantisca spazio a chiunque, che sia
regolare oppure no.
Dal facchinaggio l'immigrato inizia ad apprendere il
mercato, le sue leggi, impara un mestiere e ben presto, se ha
iniziativa, diventa collaboratore di un ambulante e magari nel corso
degli anni lo sostituisce, affittando o comprando la sua attività.
Così sta avvenendo e il processo di sostituzione, che negli anni
Sessanta aveva visto arrivare nel mercato di Porta Palazzo al posto
dei piemontesi tanti cittadini meridionali emigrati a Torino in
quegli anni, vede ora l'affermarsi inesorabile degli stranieri:
marocchini nel settore frutta e verdura, cinesi nelle calzature e nel
vestiario, ma in quest'ultimo settore incalzati ancora dai
marocchini... L'ostilità nei confronti dei cinesi è palese: “Il
mercato va indietro, c'è troppa crisi... La crisi arriva dalla Cina,
è tutto cinese”, insiste Said. Certamente Porta Palazzo, nata nel
1835 come principale mercato cittadino, in una zona limitrofa al
centro, cui essa unì idealmente il Borgo Dora, nelle varie
trasformazioni date dalle migrazioni successive, ora sembra volgere
verso una specializzazione di mercato per gli stranieri, il più
conveniente (“se non ci fosse Porta Palazzo però come si farebbe?
Solo qui trovi tutto a buon prezzo”), ma anche quello meno
allettante per gli operatori, che tendono a trasferirsi appena
possibile in altri mercati più frequentati da italiani e comunque da
clienti con un maggior potere d'acquisto. Oggi che il mestiere è
reso ancora più difficile dalla perdurante crisi economica, che “c'è
poca differenza tra prezzo di acquisto e di vendita”, questa
situazione sta drammaticamente emergendo e lo si nota anche nella
peggiore qualità delle merci: dove un tempo trovavi tutto, proprio
tutte le qualità, ora si tende all'omologazione e all'appiattimento
merceologico. Un destino tristemente segnato all'ombra della bella
tettoia dell'orologio, edificata nel 1916, sulle cui pareti campeggia
da qualche anno in tutte le lingue e di tutti i colori il motto
“Amare le differenze”, riferendosi ovviamente al melting pot
culturale più che a quello merceologico!
Il
mercato formale si smonta ogni giorno per lasciar spazio pulito a
parcheggi notturni che danno vita al Quadrilatero Romano. Ma questo
avviene solo nella parte del vestiario, mentre il suq
della frutta e della verdura è un organismo vivo giorno e notte:
alle tre del mattino di sabato capita di trovarvi già alcuni
commercianti che iniziano ad allestire il banco, mentre il lavoro
duro di rimontaggio delle bancarelle sta volgendo al termine... Solo
la domenica questo organismo complesso riposa e lascia il campo ad
altro. Da qualche tempo il mercato informale, soprattutto grazie
all'intraprendenza commerciale dei marocchini, s'è sovrapposto al
mercato ufficiale. Non sono solo i banchi spontanei e improvvisati su
cassette e cartoni, con mazzi di menta o pane arabo, che circondano
quotidianamente il mercato per sparire ad ogni passaggio della
polizia amministrativa... Domenica il grande quadrante sud-est della
piazza è affollato come di sabato, ma i banchi non sono quelli belli
e omogenei del mercato, quanto piuttosto tappeti e teli stesi in
terra, qualche raro ombrellone: è l'informale mercato dell'usato,
del rubato, del recuperato, formalizzato con la creazione di
un'associazione, quasi un completamento del più consolidato e famoso
Balòn. Sono migliaia di cellulari, batterie, computer, scarpe da
lavoro, bigiotteria poco invitante, giocattoli, soprammobili orrendi,
cd e dvd, vestiti di marca, tutto rigorosamente falso o 'taroccato',
biciclette pitturate in fretta e furia... Tra tanti pasticci capita
di veder spuntare persino una lavatrice o una motoretta. I venditori
sono quasi tutti stranieri, in gran parte marocchini (c'è persino
chi vende artigianato portato direttamente dal Marocco). Tra gli
acquirenti ci sono tanti stranieri, ma pure italiani e ovviamente
tantissimi marocchini che s'aggirano con lo sguardo attentissimo sui
banchi del mercato, scrutando quale occasione possa celarsi tra tanta
spazzatura. Un'alternativa alle passeggiate ad Auchan? Qui però
niente aria condizionata...
Il mercato informale della domenica a Porta Palazzo |
Dall'altra
parte della piazza, per qualche anno nelle mattine domenicali estive,
ha resistito una delle iniziative più interessanti di Torino, “In
piazza s'impara”, con alcuni gazebo organizzati come classi volanti
in cui venivano insegnate le lingue dei migranti, o l'italiano per
gli stranieri. Ora questa iniziativa mostra la lingua a Porta Palazzo
da piazza Crispi, poco più in là, ma già a Barriera di Milano:
'Fuori la lingua' ha cambiato nome, ma non vizio, restando un bel
progetto, con qualche piccola novità rispetto a quello precedente,
come l'area giochi e animazione per i bambini.
Molte
sono state e sono tuttora le iniziative volte alla riqualificazione
del quartiere, tante sono passate e passano attraverso l'agenzia di
sviluppo locale, che qui si chiama The Gate. Così è capitato che
anche Porta Palazzo e Borgo Dora siano state interessate almeno
parzialmente da un fenomeno dal nome orripilante, gentrificazione
(dobbiamo ringraziare la
sociologa inglese Ruth Glass per aver coniato questo neologismo),
così come più compiutamente lo stesso fenomeno si è verificato a
San Salvario, il quartiere che ora vive una rinascita 'modaiola' e
getta un'ombra inquietante sul precedente quartiere rifatto accanto a
Porta Palazzo, il Quadrilatero Romano.
Si
tratterebbe della sostituzione di classi sociali popolari di età
media avanzata da parte di più giovani e dinamiche classi medio-alte
o comunque con livelli di istruzione superiore. Immaginare Porta
Palazzo rivestita di questo carattere radical chic non pare del tutto
credibile. Il mercato marca lo spazio più d'ogni altro interlocutore
territoriale. E' certo che ci sia stato un ripopolamento del
quartiere, oltre che da parte degli stranieri, anche da 'amatori' o
persone che ne hanno valutato la convenienza economica insieme al
buon livello della qualità della vita, più che altro legato alla
sua centralità e alla quantità dei servizi presenti. Le statistiche
comunque segnalano qui ancora una leggera maggioranza di italiani,
soprattutto anziani, contro l'altra metà molto più giovane, ma di
nazionalità varie".
PS: il mercato informale delle domeniche di Porta Palazzo è stato 'sfrattato' e trasferito d'imperio in zona cimitero monumentale, nell'ex Scalo Vanchiglia
Perché.... perchè i poveri aumentano e danno fastidio e anche a Porta Palazzo vanno nascosti, rinchiusi, per tranquillizzare l'animo insicuro del cittadino medio, sempre pronto ad apprezzare l'omologazione piuttosto che la differenza. Tutto pulito oggi di domenica a Porta Palazzo? E tristemente vuoto....
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