martedì 2 aprile 2013

DAR...IJA

Dagli e ridagli...Darija!

Riprende il 17 ottobre prossimo il corso di Darija dell'ASAI 

Prof. Abdellah Gargati

MODULI di 15 ore.
base e intermedio
  
10 ore di lezione in classe + 2 pomeriggi di pratica a Porta Palazzo, nel Marocco torinese!

Contributo di partecipazione: euro 40 (30 per soci e volontari ASAI)

1° modulo: dal 17 ottobre al 19 dicembre 2014.
2° modulo: da gennaio a marzo 2015.

3° modulo: da marzo a giugno 2015.
 

Per informazioni:
Fabrizio: fabrizio.maniscalco@asai.it

Emanuele: 338-4707839
 

Il corso si svolgerà nella sede ASAI - Cantiere S.O.S. di Via Genè 12 (zona Porta Palazzo) tutti i VENERDÌ
Ore 18.45-19.45 Corso BASE (per i principianti)
Ore 20-21 Corso INTERMEDIO (per chi già mastica un po' di arabo e marocchino, per chi ha già frequentato nel 2013/14)



L'arabo marocchino in casa tua.

L'arabo dialettale marocchino è la terza lingua a Torino e può davvero rivelarsi molto utile saper dire qualcosa e iniziare a masticare un po' d'arabo torinese...
E' una lingua parlata, non è necessario imparare l'alfabeto arabo, e la grammatica del marocchino è molto più semplice di quella dell'arabo classico...
Il corso è principalmente rivolto agli operatori ASAI e a tutti coloro che per vari motivi entrano in contatto con la più importante comunità araba di Torino.

Per informazioni:
telefonare a Emanuele: 3384707839;
e scrivere a: fabrizio.maniscalco@asai.it

 

La lingua dei marocchini


Qual è la lingua dei marocchini?
"E' la darija, per il 95%; lo è pure l'amazigh, che è parlato dal 30% della popolazione, ma all'interno di questa percentuale la maggior parte parla anche darija. Ci sono quindi due lingue ufficiali, ma bisognerebbe cominciare ad insegnare, a partire dalla scuola primaria, nella lingua materna che è la darija. Come si fa a  pretendere che un bambino impari in una lingua che non parla? Da quando vede la luce e persino nel ventre materno il bebè ascolta suoni in darija. Tutti i bambini pronunciano le prime parole e ripetono quanto ascoltano in darija e non certo nell'arabo classico! Quando fin dall'inizio della sua carriera scolastica gli chiediamo di esprimersi in un'altra lingua, che pur essendo arabo non è la lingua parlata, stiamo destabilizzandolo. Ed è per questo che alla fine i nostri giovani non padroneggiano bene nè l'arabo nè alcuna altra lingua". Così sostiene Noureddine Ayouch, presidente fondatore di Zakoura Education. Che aggiunge caustico, di fronte alla critica di chi per motivi identitari e religiosi difende l'insegnamento nelle scuole attraverso la lingua araba classica: "Non è la lingua araba che è sacra, lo è il Corano!".
Intervista tratta da Citadine, n. 192, Novembre 2013 (grazie a MariaVittoria Garlappi!)

 

Perché un corso di arabo dialettale marocchino a Torino?


La risposta è molto semplice: mancava!
Il che non sembrerebbe strano, visto che in genere si studia l'arabo cosiddetto classico e si trascurano le lingue o dialetti nazionali dei vari Paesi arabofoni.
Ma a Torino questa mancanza si sente particolarmente, perché il capoluogo piemontese è anche la 'capitale dei marocchini d'Italia”. Torino capitale, ancora... E dei marocchini per giunta!
Una città che nega nella sua nuova vocazione turistica d'essere innanzitutto una città del melting pot, con un 15% di stranieri che vi risiede stabilmente, tra cui almeno 22.500 marocchini. Se si contassero nelle statistiche anche i non residenti, clandestini o regolari, ma solo domiciliati in città, questo numero potrebbe sicuramente aumentare almeno fino a trentamila, o molti di più.
Più di centosessanta nazionalità diverse e un'abitudine al confronto e alla convivenza che viene da lontano, dai tempi delle prime immigrazioni dall'est e dal sud d'Italia, fanno di Torino una città emblematica per tutto il Paese, dove s'aprono spazi di mondi apparentemente tanto diversi, quartieri si colorano di culture cui non s'era abituati, aumentano le religioni. E le lingue!
Tante lingue diverse che convivono e si mescolano all'italiano e tra loro.
Porta Palazzo è un luogo privilegiato per rendersene conto: sedendosi ad uno dei tanti caffè marocchini ci si mette in ascolto e si sentono profumi e accenti diversi, pronunce ardue per gli italiani, lingue straniere, appunto. Per poi scoprire che con naturalezza vengono inserite nel discorso un sacco di frasi o parole in italiano. Che è ovviamente la lingua di tutti a Torino. Ma non si possono per questo trascurare le altre lingue e può essere utile o indispensabile per chi a Torino vive e lavora, magari in ambito sociale e culturale, incominciare a masticare qualcuna almeno di queste diverse e difficili lingue.
Se la seconda lingua di Torino è certamente il romeno, la terza è l'arabo. Ma declinato in forme diverse, a volte inconciliabili: innanzitutto il marocchino, poi il tunisino, l'egiziano...
Sorge dunque un primo problema relativo a questo mondo dell'arabo, affascinante e ancora per tanti versi sconosciuto: l'arabo parlato a Torino non è lo stesso per tutti e c'è una predominanza del marocchino. La darija del Marocco (darija significa dialetto ed è femminile) viene definito l'arabo più distante da ogni altra sfumatura della lingua stessa. Si dice che l'arabo parlato in Iraq sia molto vicino allo standard o classico. Poi via via ogni altro Paese del mondo arabo parla una lingua che si discosta sempre maggiormente dalla lingua madre di tutti, la lingua del Corano. Il Marocco è anche detto Al Maghrib al Aqsa, ovvero l'Estremo Occidente del mondo arabo. E' insieme alla Mauritania il Paese più distante nel mondo arabo islamico dalla Mecca e nella sua storia ha avuto così tante influenze linguistiche e culturali diverse da essersi adattato di volta in volta incorporando lemmi e culture diverse. Sta qui forse la grandezza di un Paese: la sua apertura e capacità di crescere apprendendo da ogni fase storica, da ogni cultura e popolo che vi è passato.
Quando si parla di arabo il discorso linguistico è molto complesso.
L'arabo classico è quello del Corano, comune a tutti i Paesi dove vi sia la religione islamica (arabi e non: per esempio il più grande Paese islamico al mondo non è arabo, è l'Indonesia!).
Ma l'arabo del Corano ovviamente recitato nelle preghiere quotidiane, non è l'arabo della comunicazione, né scritta né verbale. La lingua delle televisioni e dei giornali diffusi in tutto il mondo arabo è definito l'arabo standard, una lingua vicina al classico, ma moderna.
Poi ogni Paese arabo come abbiamo detto adatta la lingua madre alle proprie tradizioni linguistiche e culturali. Oltre la Penisola Arabica e l'Iraq, si possono distinguere due altri filoni linguistici dell'arabo: uno mediorientale (il Mashreq) con Egitto, Sudan, Siria, Libano, Palestina e Giordania e quello più occidentale del Maghreb, dalla Libia al Marocco.
In molti Paesi di questa parte del mondo arabo la lingua originaria all'arrivo degli arabi e dell'Islam era il berbero. In Marocco questa lingua autoctona dalle dubbie origini, ma certamente presente moltissimi secoli prima dell'arabo, è tuttora viva nel Paese e si divide in tre dialetti principali: il tarifit nel nord del Paese, sopratutto nel Rif e zone limitrofe; il tashelit del Souss, del sud atlantico intorno ad Agadir; e il tamazight dell'Atlante, Medio e Alto, nella zona centrale del Marocco.
A queste lingue locali si aggiunse l'arabo dell'islamizzazione a partire dal 7-800. Ma va ricordato che dopo la prima dinastia araba di Idriss a Fes, ci furono due grandissime dinastie regnanti nel Marocco assolutamente berbere: Almoravidi e Almohadi. I primi del profondo sud ovest (forse già Mauritania, comunque Sahara) e i secondi dell'Alto Atlante. Queste dinastie potenti e combattive conquistarono all'Islam e al Marocco gran parte della Spagna, dell'Algeria e Tunisia, spingendosi anche molto a sud nel Sahara.
Con l'arabo e l'Islam la cultura e la lingua nel Marocco si vide uniformare sempre maggiormente, mai esclusivamente. Restarono aperte le porte per tante altre esperienze linguistiche e culturali e il Marocco a tutt'oggi porta i segni di un Paese tanto aperto e condizionato dall'esterno quanto conservatore nelle proprie tradizioni. Il protettorato francese, l'occupazione spagnola a nord e sud del Paese, le ingerenze degli altri Paesi cosiddetti Occidentali (Europa e America del Nord in particolare), gli investimenti stranieri nell'era post coloniale e il turismo hanno aumentato la sensazione dell'apertura e della fluidità della lingua e cultura marocchina. Al suo interno, la stessa influente presenza della componente di religione ebraica, ancora importante nonostante i numeri siano declinati inesorabilmente dopo la fondazione dello stato d'Israele e la conseguente emigrazione degli ebrei, offre aperture impensabili dentro una cultura che per il 99% si professa islamica, conservatrice e tradizionalista.
Ma tornando alla domanda iniziale: il marocchino, la darija del Marocco, a Torino è una lingua di notevole importanza, che si può praticare e a volte si è costretti ad affrontare in sempre più numerose situazioni. E' la lingua di trentamila nostri concittadini e per questo è importante farla conoscere.
Qui offriamo l'opportunità di cominciare un percorso di avvicinamento a questo arabo dialettale grammaticamente molto più semplice del classico, ma dalla pronuncia per i parlanti l'italiano decisamente ostica! E si tratta dunque di un lavoro difficile, ma non impossibile: ogni tassello linguistico acquisito nello studio potrà essere verificato nel caffè arabo del centro, al mercato di Porta Palazzo dove almeno il 60% dei venditori ambulanti di frutta e verdura sono marocchini, nei negozi e panetterie che nascono numerosi intorno al mercato...
Buon viaggio in Dar.. Ija., dove Dar sta per casa, la casa della terza lingua torinese.

Buon viaggio dunque nella darija del Marocco... a Torino!

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