Chef Rubio scopre che Torino è Casablanca
Non a tutti piacerà che si parli di un aspetto di Torino che caratterizza il capoluogo piemontese almeno in alcuni quartieri, come Porta Palazzo: ma è un fatto straordinario che una trasmissione popolare come Unti e bisunti di DMax dia un'immagine non scontata, originale e diversa della città. Credo che sia un grosso aiuto al cambiamento, necessario, di mentalità e cultura. Grazie Rubio! E grazie alla generosità e simpatia dei marocchini torinesi!
ps: cliccando sul sottotitolo si apre il video della puntata.
Da Piazza Castello, dopo aver assaggiato un savoiardo, Rubio si sposta a Porta Palazzo e nei meandri del mercato vede Torino è Casablanca capendo che Torino è la Casablanca d'Italia.
La prima tappa è la gastronomia, buona ed economica, a metà del primo tratto di via Cottolengo, un punto di riferimento importante per molti marocchini torinesi. Passa poi al Maghreb Al-Arabi o Grand Maghreb, dove Karim, alias Sultano, lo immerge in piatti 'rudi' e quasi lo conquista. Purtroppo da Sfenaj, a Stella 25 Rubio assaggia soltanto dei churros, più spagnoli che marocchini (ma sappiamo quanto la Spagna sia vicina al Marocco e quanto il Marocco del nord sia culturalmente vicino all'Europa, e viceversa) e non gli squisiti sfenj. Dar al Hikma e Dolci arabi le tappe successive... Per la sfida Rubio è incerto se scegliere il tagine di vitello, mandorle e prugne dei 'Marrakech' (si gioca coi nomi e coi ristoranti: il Marrakech è effettivamente il miglior ristorante marocchino di Torino, che però non compare nella puntata) del Dar al Hikma, ristorante Al-Andalous (bravissimi Fatima, Carlos l'egiziano e Mourad), oppure i 'dolci del deserto' di Yassine e Azzedine, o ancora il karain del Sultano... Tra i vapori dell'hammam, all'Herradi, decide che sarà l'agrodolce di uno dei migliori tagine della tradizione marocchina il piatto sfida. Non il cuscus, 'un piatto sacro' confida Rubio a Nezha, la magnifica cuoc-attrice che della cucina fa poesia e musica.
LINA e HASSAN

Una bella storia al mercato dei contadini di Porta Palazzo approda al Torino Film Festival!
El lugar de las fresas di Maite Vitoria Daneris (Italia Spagna 2013).
Un documentario convincente, commovente ed efficace che si potrà vedere certamente altre volte, è passato e con successo al Torino Film Festival
Chissà perché, ma avevo proprio scelto loro per i miei acquisti di verdura al mercato dei contadini di Porta Palazzo!
Una laurea per la simpatia
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Rachid Khadiri Abdelmoula (foto di Repubblica) |
A chi ha fatto code per entrare al cinema Massimo, a chi frequenta l'Università, a Palazzo Nuovo, certamente è capitato qualche volta di incrociare Rachid, della famosa famiglia Khadiri (il fratello grande Said lo si vedeva ragazzino tanti tanti anni prima fare lo stesso mestiere lungo via Po, e poi lo si è visto sul giornale quando ha acquisito la cittadinanza italiana). La simpatia e la spontaneità nel relazionarsi rende Rachid immediatamente amico, così che pare di conoscerlo da sempre... e poi ti ricorda magari quando sei stato giovane e vedevi già suo fratello vendere fazzoletti e collanine attorno a Palazzo Nuovo e ti sembra che il tempo non passi... Salvo scoprire che anche lui, nel frattempo, si è laureato, ed è ora ingegnere!
Aouita
Tutte le sere di Ramadan è piacevole unirsi ai ragazzi che prendono il fresco attorno ad un buon narghilè in uno dei tanti caffè marocchini vicini a Porta Palazzo. Si beve molto e si chiacchiera con la dovuta tranquillità, per riprendersi dal caldo del giorno trascorso al lavoro e, per chi lo pratica, dalla giornata di digiuno.
Tutti qui conoscono Aouita. Corre corre Aouita, come già il campione di mezzofondo marocchino Said Aouita, che precedette Hicham El Guerrouj per velocità e fama internazionale... Vestito da atleta percorre i suoi 1500 metri portando con grande equilibrio sulla testa il secchiello di mandorle tostate e salate: distribuisce sacchettini colorati pieni di mandorle e dispensa insieme battute a non finire, cambiando registro a seconda dell'interlocutore: passa dal marocchino all'italiano e nel tono comico recita la sua parte di intrattenitore: "Una di mattina e una di sera e non bere acqua!" recita solenne mentre serve direttamente al tavolino le mandorle. "Con queste potrai siliconare meglio questa notte", sostiene sorridente, confermandone le proprietà afrodisiache...
Ride e fa ridere Aouita. Rivela che vendendo mandorle s'è comprato il motorino e ride ancora e tu con lui.
L'hanno multato, l'abusivo delle mandorle tostate e salate, 5000 euro di multa dice, e ammette: "sono andato a cercarmela, gliele ho vendute sotto il naso ai vigili!". Tant'è, adesso non va più col carrozzino pieno zeppo e porta invece borsa e secchiello, più maneggevoli in caso di improvviso scatto, per una corsa ancora.
Ragazzi tranquilli
Tra i marocchini di Torino sono tanti
i giovani che vivono la città un po' nascosti, cercando di evitare i luoghi
dello spaccio o della vita notturna dove può capitare che alcuni
marocchini diano brutti esempi: “Per divertimento, vado in giro,
vado a pescare o nuotare al fiume, o passo pomeriggi al caffè con
gli amici. Almeno un terzo dei giovani marocchini non ama la
discoteca. In tanti non fumiamo e non beviamo alcolici. Ci
comportiamo così anche per evitare di trovarci in mezzo a guai
creati da altri, dagli spacciatori o dai piccoli ladri, come capita
ai Murazzi lungo Po”, chiarisce Jamal, che lavora di notte in un
panificio e dunque ha poco tempo per i passatempi della 'Torino da
bere'. E' di Khouribga, il suo amico Rachid di Oued Zem. A Torino
frequentano soltanto gli amici del paese d'origine e al massimo gli
amici degli amici. Entrambi lavorano in nero. Jamal ha potuto
regolarizzarsi con un matrimonio bianco; ora è in difficoltà,
vorrebbe sposarsi finalmente per amore, ma deve aspettare i tempi del
divorzio... Il più giovane è ancora clandestino, ma ha la fidanzata
qui, una marocchina laureata e senza velo (“Non le chiederò di
metterlo, è una sua scelta”, dichiara convinto). Jamal ha una
giovane fidanzata a Oued Zem, in Marocco. La vede poco e dunque ha
risolto il problema frequentando una ragazza anche a Torino, sempre
marocchina. La fidanzata che lo aspetta in Marocco è brava, dice, e
l'ha trovata nell'ambito famigliare, ma non l'ha scelta sua madre,
come invece capita spesso in quella provincia: “perché la madre
sceglie sempre il bene del figlio”. E Jamal cita allora a proposito
un proverbio marocchino: “Bnadem
lli tacrfu
hsen men lli matacrfuch”
ovvero “La persona che conosci è meglio di quella che non
conosci”, più o meno la versione magrebina del più volgare:
“Mogli e buoi dei paesi tuoi”...
da Torino è Casablanca
La storia di Noureddin
Sono i giardini di via Alimonda. forse una delle zone
più critiche della città, dove si concentrano vari progetti di
recupero sociale. Il giardino appare all'opposto vivace e allegro,
pieno di vita, di bambini di tutte le nazionalità ma italiani, di
genitori macedoni, marocchini, egiziani, romeni, cinesi... Qui è il
vero melting pot torinese, pare ci siano proprio tutte le
centosessanta nazionalità (delle quasi duecento mondiali) presenti
nel capoluogo sabaudo! Il giardino è lungo e stretto: nella prima
parte ci sono ragazzini che giocano ed è un festoso vociare,
rincorrersi di bambini, palloni e biciclette che circolano
spensierati, con le mamme divise per nazionalità e lingua in piccole
file ordinate tutt'intorno al campetto da gioco. Alcuni padri o i
fratelli maggiori stanno un po' discosti, ma sempre vigili: i bambini
possono sentirsi davvero sicuri. Non ci sono vetri rotti in terra, né
bottiglie abbandonate, la spazzatura è riposta quasi tutta nei
cestini e infastidisce soltanto vedere le manciate di scorze di semi
rosicchiati sparse attorno alle panchine. A metà della piazza
un'immaginaria recinzione divide perfettamente i due quadranti, a
nord il giardino è quasi vuoto. Qui governa altra gente. Le famiglie
del quartiere sono riuscite a riacquistare il controllo di metà
dell'area, ma hanno dovuto lasciare terreno a chi l'aveva espugnata e
la controllava da tempo, spacciatori e piccola criminalità comune.
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Noureddin ed i ragazzi di via Alimonda. Foto di S. DePascalis |